Le signore Ciaspe

Chiamarle ciaspe o ciaspole rende di più l’idea che non racchette da neve come vorrebbe il vocabolario della lingua italiana. Nell’immaginario collettivo ciaspe è sinonimo di neve e dei grandi spazi bianchi dell’Alaska, della Lapponia, della Russia dove le epopee dei cacciatori e dei cercatori d’oro sono state raccontate da tanti libri e film di avventura.

È in quelle terre lontane, dove gli inverni non finiscono mai, che le ciaspe sono nate e hanno evidenziato la loro utilità nel consentire il “galleggiamento” sulla neve. Alcuni studiosi sostengono che risalgano ad oltre 6000 anni fa e che la loro origine sia asiatica. Potrebbero essere stati proprio cacciatori asiatici a portarle nel Nuovo Continente attraverso lo Stretto di Bering.

Probabilmente il primo modello era di forma circolare ed era realizzato con legno ancora verde per quanto riguarda l’intelaiatura e con corteccia o frasche intrecciate per la parte dove appoggia il piede. Con il passare degli anni la forma si è allungata fino a diventare ovoidale con una punta e una coda. E questo ha facilitato il movimento: il piede poteva strisciare anziché doversi sollevare ad ogni passo.

Quando le ciaspe sono arrivate in Europa non c’è voluto molto per apprezzarne la strategica funzionalità. Fino all’arrivo degli sci camminare e correre con le ciaspe ai piedi per non affondare scivolare sul terreno innevato rientrava nelle consuetudini dell’inverno.
Era uno strumento indispensabile per vivere in montagna, per andare a caccia, per recuperare il fieno nei depositi in quota o per tornare nel bosco a recuperare ancora un po’ di legna quando era finita.

logo regnodelleciaspeUn tempo le ciaspe erano arnesi che costavano poco. Venivano costruite artigianalmente in casa o da qualche falegname. I materiali base erano il legno e la corda. Oggi un paio di buone ciaspe, rigorosamente in plastica, leghe leggere o alluminio, costa anche 300 euro e a costruirle sono industrie super specializzate.
La comodità sta nel fatto che si possono utilizzare con qualsiasi tipo di calzatura e non essendo più grandi come un tempo, le ciaspe moderne si possono tenere nello zaino. Inoltre, grazie ad una serie di punte metalliche, che fungono da ramponi, consentono di risalire anche pendii ripidi.

L’arrivo degli sci ha, di fatto, sancito la morte delle ciaspe che è arrivata attraverso una lunga agonia. Sono state abbandonate un po’ alla volta. E quando non se ne parlava più sono stati gli Alpini a riscoprirle negli anni ’60 del secolo scorso. Erano grandi, di legno e a forma di fagiolo. Poi di nuovo l’oblio, fino agli anni ’80 quando, in Francia, c’è stata la grande riscoperta. D’un colpo si sono diffuse alla grande con una promozione mirata dell’escursionismo invernale. Ed ecco la popolarità delle ciaspe con le prime gare e la valorizzazione di un ausilio che ben si addice al camminare lento in montagna.

La Ciaspalonga delle Marmarole
A Pieve di Cadore si corre ogni anno la gara con le ciaspe più lunga d’Italia. Una vera e propria maratona di 42 chilometri 195 metri: la Ciaspalonga delle Marmarole. Organizzata da CadorEventi, si svolge ogni anno verso la metà del mese di febbraio. Parte da Auronzo di Cadore a notte fonda e arriva in Piazza Tiziano a Pieve di Cadore. Una gara durissima, per la neve, per le temperature, per la lunghezza e per il dislivello di 2000 metri che consentono di superare le Marmarole, la catena dolomitica che divide la Valle dell’Ansiei da quella di Centro Cadore.

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